Come mai non vogliamo avere la polizia nella foresta?
11/12/2018
Durante l’ultima passeggiata nel bosco (11/11/2018) hanno partecipato due agenti di polizia. Chiamate e trasposizione costanti hanno fatto capire a questi ufficiali di contatto che non avevano alcun affare nella foresta e infine costoro se ne sono andati verso la fine della passeggiata.
Per molte persone che non hanno avuto molto a che fare con la polizia e che non sono state coinvolte negli sfratti può essere difficile capire che significato ha la presenza della polizia nella foresta. Per settimane la foresta è stata assediata da hundertschaft-units (Unità di sicurezza speciale della polizia federale, che contano circa un centinaio di agenti), SEK (squadre antisommossa), mezzi corazzati per le espulsioni. Sgomberi durati intere settimane, con conseguente privazione del sonno per molte notti, pressione psicologica e stress. Vedere i propri amici e amiche picchiat* e la propria casa distrutta . Questo terrore psicologico messo in campo dalla polizia negli ultimi mesi ha avuto conseguenze traumatiche per molte persone. La foresta di Hambach era ed è uno spazio di vita per molte persone, e soprattutto uno spazio libero. E libero non è più, dal momento in cui la polizia sta camminando nella foresta.
Oggi ci sono stati molte piccole assemblee in circolo in cui il tema “la polizia nel bosco” è stato discusso con energia ed emozione. Poiché molti partecipanti alla passeggiata nel bosco non riuscivano a capire perché reagiamo in questo modo, vogliamo fare chiarezza ancora una volta, dal momento che oggi non era il posto giusto né abbastanza tranquillo per una discussione dettagliata dell’argomento.
Ecco quindi di nuovo un testo su un argomento che è stato discusso più volte, ma che non perderà mai la sua attualità:
Nella foresta la maggior parte della gente dice: Non parliamo con i poliziotti! E poi ci sono sempre queste persone di mezza età con i giubbotti di sicurezza, che camminano lungo la foresta e vogliono solo parlare. Parlare con tutti. E parlare non può far male, giusto?
E’ ora che non oltre a ripetere la nostra esclamazione “Non parliamo con la polizia! -spieghiamo anche che cosa ci fa dire ciò. Perché una cosa è chiara: se alcuni parlano con la polizia, altri vorrebbero buttarli fuori dalla foresta e altri semplicemente non capiscono perché siamo così maleducati con persone più anziane, allora siamo tutt’altro che una resistenza unitaria. E in questa incapacità, facciamo il gioco della polizia e di tutti gli altri partiti che ancora proteggono e promuovono l’estrazione della lignite. Vogliamo solo cercare di spiegare un punto di vista che è spesso rappresentato nell’occupazione. Sappiamo che molte persone nella resistenza alla lignite vedono le cose in modo diverso e non vogliamo condannare chiunque parli con la polizia. Vogliamo invece promuovere uno scambio e un discorso in cui tutt* possiamo imparare gli uni dalle altre e tutte le parti sono rappresentate.
Queste persone simpatiche e di mezza età hanno un nome: funzionari di contatto. E ultimamente sembrano moltiplicarsi, i funzionari di contatto sono ovunque, ovunque si limitano a parlare e ciò dopotutto non fa male a nessuno. La domanda è: che idea ha la polizia di ciò che sta facendo?
I funzionari di contatto che sono coinvolti in movimenti politici di polizia hanno diversi ruoli:
Ripulire l’immagine pubblica
Prima di tutto, costoro migliorano l’immagine pubblica della polizia. Dimostrano comprensione e volontà di compromesso e poi, dopo presunti errori da parte nostra, ritirano la loro comprensione e la loro volontà di negoziare, con un elevato effetto pubblicitario. Durante la settimana di sfratto, sono circolate immagini e rapporti sulle massicce violenze della polizia intorno alla foresta di Hambach e alle azioni di Ende Gelände.
Molte persone che hanno assistito o seguito lo sfratto hanno iniziato a dubitare della legittimità delle forze dell’ordine. Durante lo sfratto ci sono state situazioni in cui la polizia, ha rotto alle persone braccia e costole, tagliato le corde di sicurezza, impedito alla stampa e ai paramedici di fare il loro lavoro e reso impossibile dormire con rumori e proiettori. Durante lo sfratto di un treppiede si è rotto un braccio, solo perché non volevano spostare nuovamente la piattaforma di sollevamento. In un’altra situazione, [ è stato ferito, ndt] un essere umano il cui collo era incatenato a una barricata. La polizia non ha creduto agli avvertimenti e così folle di poliziotti hanno spinto e preso a calci contro la barricata, rendendola instabile e mettendo in pericolo la vita della persona incatenata.
Questo è solo un piccolo elenco di atti in cui la polizia ha agito in modo sproporzionato, ignorando gli avvertimenti, mettendo in pericolo le persone e negando loro i loro diritti.
Finora è mancato un approfondimento completo, concreto e diffuso a stampa sul comportamento della polizia. Come è possibile che tutto questo, nonostante le numerose immagini e testimonianze, continui ad essere considerato un caso eccezionale e non si parli di violenza sistematica? La polizia ora ha un volto umano. I volti dei funzionari di contatto.
A volte i funzionari di contatto esprimono i loro sentimenti. Raccontano cosa li spaventa e cosa vogliono. Che sono qui per prevenire il crimine e desiderano che tutto avvenga pacificamente. Che amano anche le foreste e la gente giovane impegnata in qualcosa. Questo permette loro di accattivarsi la compassione delle persone verso la polizia, che deve effettuare sfratti e altre operazioni nella foresta di Hambach. Sorge una mancanza di comprensione verso questi occupanti giovani, selvaggi, irragionevoli, dai quali inevitabilmente ha origine la violenza, vista tutta la buona volontà della polizia rispetto al trovare una soluzione pacifica.
In netto contrasto a ciò, l’immagine lasciata dalla polizia nelle menti della maggior parte degli occupanti della foresta. Muri umani in completa uniforme, pesantemente armati, i volti coperti da una visiera, pronti a rispondere a tentativi di conversazione con spray al peperoncino e manganellate. Quando i poliziotti vengono nella foresta per “prevenire il crimine” non hanno né volti riconoscibili, né numeri di identificazione. Con le nuove leggi di polizia entrate in vigore negli ultimi mesi, la polizia ha più spazio di manovra di quanto ne abbia avuto dal periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale. La polizia entra nella foresta a volto coperto e con armi da fuoco. Interessante il fatto che la polizia dipinga di noi occupanti un’immagine simile a quella che loro hanno lasciato dietro di sé nella foresta. In questo dipinto, noi siamo eco-terroriste.i disumanizzate.i, mascherate.i, senza volto, predisposte.i alla violenza, che oltretutto lasciano dietro di sé molti rifiuti e minacciano la popolazione.
Immagina un poliziotto mascherato, con indosso un casco e il manganello e vestito di nero, impegnato a spiegare a cittadini preoccupati o alla stampa che la polizia è li per proteggerli. Non funzionerebbe: ecco perché ci sono gli ufficiali di contatto.
Spaccare il movimento
Invece, conversazioni interessate ed empatiche funzionano piuttosto bene.
Perché se la polizia con cui parlano le persone che sostengono hambi è simpatica, se gli stessi attivisti che parlano con la polizia sono simpatici, allora ci deve essere un terzo gruppo, da cui emana tutta la violenza. Cioè, come il poliziotto poi si precipita a dire, gli attivisti “cattivi”. Come, scusa? Beh, è abbastanza logico. Ci sono i buoni attivisti che parlano con te, e poi ci sono quelli orientati alla violenza, quelli incappucciati, quelli della scena autonoma di Amburgo, Berlino e Lipsia (quelli conosciuti dalla TV che danno sempre fuoco alle auto), quelli che lanciano sassi e non si preoccupano affatto della foresta. E alla fine sono loro ad essere responsabili dell’aggravarsi della situazione.
È così che il discorso pubblico si sposta rapidamente dalla crisi climatica che minaccia l’intero pianeta, alla questione del perché i giovani in TV non mostrano i loro volti e cosa devono nascondere. Ed è semplicemente grazie ai simpatici poliziotti, così amichevoli e familiari davanti alla telecamera, che la palese distruzione da parte di RWE e delle forze di polizia durante lo sfratto non sembrano più così presenti e terribili.
Per la resistenza, ogni forma di protesta è importante e necessaria, che si tratti di un’azione militante, di sit-in pacifici o di persone che ci forniscono cibo e altre cose. E’ un grande rischio per i politici giocare d’azzardo con i favori degli elettori e quindi con l’influenza del potere. Per questo hanno bisogno di un altro motivo per sgomberare la foresta che un banale interesse economico, un motivo che la gente capisca. Vale a dire a noi, i violenti e incappucciati turisti dell’insurrezione.
Se la resistenza è divisa, da un lato nella protesta democraticamente legittima e pacifica e dall’altro nella protesta violenta e insensata, allora solo questa enorme distruzione della natura, gli espropri e trasferimenti di abitanti e la violenza contro le persone intorno alle miniere a cielo aperto di Hambach possono prevalere, supportati da un vento sociale favorevole.
Con i partiti CDU (“cristiani”) e FDP (“liberali”) nel governo statale, la politica ha interesse a far rispettare le richieste di RWE. Non vogliono l’occupazione della foresta di Hambach e comandano la polizia.
Raccogliere informazioni
La presunta disponibilità della polizia a negoziare è una farsa. In quanto organo esecutivo non ha spazio di manovra, ma agisce secondo la volontà del governo. Non vogliamo negare che a un agente di polizia personalmente possa piacere la foresta e trovare stupido il carbone. Ma i funzionari di polizia non smetteranno di agire secondo gli ordini ricevuti, finché vogliono mantenere il loro lavoro. E questo per prevenire la resistenza e non per chiedere alla loro coscienza una decisione individuale. Non pensiamo che gli agenti di polizia siano persone incurabilmente cattive, ma hanno scelto di eseguire gli ordini invece di pensare con la loro testa. Nessuno è costretto a fare il poliziotto.
I funzionari di contatto raccolgono informazioni, anche e soprattutto in piacevoli e innocue conversazioni. Soprattutto le strutture sociali, gli stati d’animo all’interno del movimento e le relazioni interpersonali o le difficoltà sono di grande interesse per la polizia.
Conseguenze
Così, la nostra resistenza a un’enorme ingiustizia globale e locale è tranquillamente e segretamente infiltrata, senza evidenti violenze, senza le note immagini di attivisti feriti e di corde da arrampicata tagliate, solo da poche simpatiche persone in giubbotti di sicurezza, di cui dopo tutto nessuno poteva diffidare.
La brutalità quotidiana della polizia è diventata molto più visibile nelle ultime settimane. Nell’attuale periodo più tranquillo dopo lo sfratto, la polizia si affida nuovamente a una comunicazione a misura di cittadino, ma dietro quest’immagine appositamente confezionata c’è ancora lo stesso ente statale, responsabile della violenza sistematica della polizia sopra descritta e che assicura che RWE possa continuare senza ostacoli alla sua distruzione ambientale.
Siate solidali con le persone che non vogliono la polizia nella foresta e non credono nella loro manipolazione! Non saremo divisi ma continueremo a lavorare insieme contro le élite di potere nella politica e nell’economia che stanno distruggendo il nostro pianeta.
~ alcune persone attive della foresta di Hambach
Dichiarazione sulla partecipazione del capo della polizia di Aquisgrana alla passeggiata nella foresta
Rassegna della repressione nella foresta di Hambach e dintorni – da fine agosto a fine settembre 2018